“Chiedi e ti sarà dato”: fisica quantistica applicata all’educazione
Secondo la fisica quantistica la realtà non esiste finché non viene focalizzata, ovvero non esiste una realtà a priori. Ciò che determina l’esistenza o meno di una realtà, è il puro atto di focalizzazione. Nel momento in cui un bambino chiede qualcosa, perché questo qualcosa ha catturato la sua attenzione, sta dando pieno potere a quella realtà, lasciandola emergere proprio attraverso l’attenzione che gli rivolge.
La fisica quantistica ha dimostrato che il nostro mondo si realizza attraverso rapidissime esplosioni di luce: i quanti. Ciò che il nostro occhio osserva come il sollevarsi di una mano, nella realtà non è altro che un insieme di pulsazioni veloci e ravvicinate di luce, che la nostra mente percepisce come evento continuo, proprio come avviene per i fotogrammi di un film. La fisica quantistica è lo studio di queste piccole unità di luce che vibrano a velocità differenti.
Gli atomi sono costituiti da onde e non da piccole palline di materia, elettroni che ruotano intorno a un nucleo di protoni e di neutroni, come ancora oggi si vede in certi libri di scuola. Gli atomi, considerati inizialmente le unità di base della materia, oltre una certa soglia mostrano caratteristiche paradossali: le particelle danno origine a particelle ancora più piccole oppure a onde di energia. Al di sotto di un certo limite quindi, la materia rivela la sua reale natura: energia, proprio come A. Einstein aveva enunciato nella sua celebre equazione materia=energia. Le proprietà corpuscolari ed ondulatorie di una particella non possono essere osservate contemporaneamente: quando se ne considera una, l’altra sfuma.
Fintanto il bambino non offre il suo interesse a qualcosa, non crea alcuna realtà. Chiaramente ciò è impossibile, perché siamo nati con una sviluppata capacità di focalizzazione ed è ciò che facciamo continuamente, anche se non ce ne rendiamo conto.
Quando il bambino non ha abbastanza interesse per qualcosa, non può dargli una forma stabile e concreta, perché non gli dà energia e attenzione e questo non fa collassare l’onda, che rappresenta tutte le possibilità attuabili esistenti a livello di probabilita’ e che possono concretizzarsi nella particella per dare cosi vita alla manifestazione fisica.
Per questo è così importante l’interesse o desiderio, perché denota passione, il carburante necessario senza il quale una persona può fare si molte cose, ma senza che nessuna gli rimanga veramente dentro. Quando non c’è interesse non c’è energia e, di conseguenza, si può fare una gran fatica proprio perché manca il carburante per andare avanti. Mentre quando qualcosa risulta particolarmente interessante, c’è carburante a volontà per proseguire l’impresa. L’interesse determina la modalità con cui affrontiamo l’impresa e tanto maggiore è l’interesse, tanto più facilmente viviamo l’esperienza e viceversa.
Il processo di apprendimento nasce direttamente dai bambini, secondo l’applicazione del principio universale “chiedi e ti sarà dato”. Se il bambino ha la possibilità di chiedere, e quindi di esprimersi, si dedicherà a ciò che desidera; d’altro canto se una materia non lo attrae, nessuno lo obbliga a studiarla. Se poi nella sua vita ne avrà bisogno, sarà quello lo stimolo a fargliela studiare. Quando qualcosa ci serve o ci interessa, l’apprendiamo più velocemente. Allo stesso modo, quando ci troviamo davanti un argomento che non ci attrae, ha anche poco senso studiarlo, perché poco dopo andrebbe subito nel dimenticatoio.
Credere di dover obbligare i bambini a fare i compiti nasce dall’idea che loro, lasciati a se stessi, non farebbero niente e che, pertanto, ci sia la necessità di un regolamento esterno che glieli imponga. Questo atteggiamento nasce da un senso di sfiducia che non vede i bambini come degli esseri curiosi ed evoluti. In sistemi scolastici più libertari, i bambini si applicano ed hanno voglia di imparare senza necessità di essere forzati.
Siamo nati liberi e gli unici ostacoli che incontriamo, sono quelli creati dalle nostre credenze. La libertà è alla base dell’esistenza, educazione compresa.
Se i bambini fossero lasciati liberi di interagire tra loro senza la supervisione e l’interferenza vibrazionale di adulti preoccupati, interagirebbero positivamente tra di loro. Osserverebbero le differenze che troverebbero gli uni negli altri, ma tali differenze non diventerebbero punti focali di opposizione. E così si verificherebbe una co-creazione positiva, efficace e piacevole, perche’ i bambini vedrebbero la varietà di personalità, credenze e intenzioni, come tu vedresti la varietà di scelta a un buffet. Non ti senti minacciato dalle cose che vedi e che personalmente non vuoi provare o mangiare ma scegli semplicemente quello che preferisci e lo metti nel piatto. In modo simile, i bambini a cui non è stato insegnato a spingere via le componenti indesiderate, semplicemente gravitato verso le componenti desiderate. I bambini con interessi o desideri simili, graviterebbero insieme, fornendo un’interazione significativa e soddisfacente. I bambini con differenze, semplicemente non graviterebbero insieme e il risultato sarebbe un ambiente armonioso.
Il bambino è un essere evoluto che sa cosa vuole; ha già dentro di sé preferenze ed attitudini e, il compito dell’adulto, è quello di preparare un terreno fertile affinché il bambino possa sperimentare e sperimentarsi. Essendo molto in contatto con il suo Essere Interiore o Anima, il bambino sa scegliere ciò che va bene per sé con molta più facilità dell’adulto. L’Essere Interiore o Anima è quella parte saggia che sa esattamente cosa vogliamo e che comunica con noi attraverso le emozioni.
“Non ho mai incontrato un bambino che non sia un genio. Non è un mistero come insegnare loro. La prima cosa da fare è trattarli come esseri umani, la seconda cosa è amarli.” Asa Hilliard
E’ interessante la storia di una bambina australiana che ha iniziato a dipingere all’età di due anni e, adesso che ne ha cinque, le sue opere sono esposte in tutto il mondo. Questa bimba è figlia di due artisti, quindi è nata in un ambiente che le ha offerto un terreno fertile per sviluppare le sue aspirazioni. Un giorno suo padre ha posizionato una tela sul pavimento per iniziare un nuovo lavoro e, a quel punto, è rimasto impressionato dalla reazione della figlia di venti mesi. Si è lanciata sulla tela a carponi ed ha iniziato a rotolarcisi sopra, baciandola, poi ha preso i colori e con determinazione ha dato avvio alla sua prima tela. Il padre l’ha lasciata fare, colpito dalla passione e dal coinvolgimento mostrato dalla figlia. Da allora vuole sempre dipingere, per lei è come un gioco, anche se in certi momenti guarda con una certa serietà, inusuale per una bambina di quell’età, le sue opere. In poco tempo ne ha realizzate così tante, che i loro genitori le hanno mostrate al loro critico d’arte, che se ne è subito innamorato. Questa bimba è stata definita la pittrice professionista più giovane al mondo, e guardarla all’opera è veramente qualcosa di magico, perché è evidente che questo suo talento è molto antico e fuoriesce con una tale forza e naturalezza, da lasciare a bocca aperta.
Questa bimba, avendo trovato subito gli strumenti adatti alla sua espressività, ci si è potuta tuffare pienamente, dando vita alla realtà che ama di più: quella dei colori e delle forme. Se fosse cresciuta in un ambiente privo di colori e di tele, forse avrebbe potuto sperimentare il suo talento molto più tardi o forse mai, come talvolta capita a qualcuno che non sperimenta mai veramente se stesso. I talenti indicano chiaramente la direzione di vita, le aspirazioni e i sogni dell’essere umano.
Lo scopo dell’essere umano è abitare i suoi sogni a tal punto da renderli reali, perché, abitando i suoi sogni, abita se stesso. E, quando incontra i suoi sogni, l’essere umano incontra se stesso.