Identikit dell’educatore per un’educazione ispirata
Il ruolo dell’educatore è quello di facilitare lo sviluppo di interessi e desideri nei bambini, guardandoli con curiosità, stupore, meraviglia e accoglienza. Non sa qual è il loro progetto di vita, e con amore ne incoraggia semplicemente lo svolgimento. E’ come un ricercatore che ricerca insieme ai bambini, una sorta di esploratore delle possibilità e della conoscenza a disposizione. La modalità attiva e partecipativa con cui il bambino è coinvolto insieme ai suoi compagni, favorisce la sua capacità di prendere l’iniziativa anche nella vita stessa.
Per poter ispirare i ragazzi, gli insegnanti hanno bisogno di essere ispirati e vivere creativamente, con tempi e spazi per sognare, seguire i propri interessi. Ciò aiuta a sviluppare l’iniziativa, perché non sempre si riesce a seguire la propria direzione di vita se non siamo abituati ad ascoltarci. Seguire il proprio ritmo interiore, più che quello esteriore, aiuta a contattare l’anima e i desideri del cuore. Lo scopo principale dell’insegnante, ma anche di qualsiasi altra persona, è conoscere se stesso, solo così può incontrare le sue passioni e preferenze di vita. Sapendo ciò che lo ispira e lo nutre, ha più facilità a favorire lo stesso processo negli altri, perché egli stesso lo sperimenta per primo.
Quando ci sentiamo ispirati dall’esempio di un insegnante, sboccia in noi il naturale desiderio di apprendere. E il piacere diventa l’ingrediente fondamentale di insegnamento e apprendimento. La domanda fondamentale da porsi è : “Qual è il senso, lo scopo più elevato di ciò che sto insegnando/apprendendo?” Qualsiasi individuo insegna ed apprende con molta più efficacia, ma soprattutto con molta più gioia e divertimento, se conosce il senso di ciò che sta facendo. E’ questo che lo rende felice e soddisfatto per aver imparato qualcosa di nuovo: sente che è qualcosa di importante e che contribuisce alla sua espansione. Se sono un’insegnante posso chiedermi: “Perché voglio insegnare?” Questo è il senso da ricercare e ricordare ogni giorno.
Insegnare significa apportare qualcosa di vitale alle vite degli altri e non solo per il contenuto, ma soprattutto per la modalità: questo si chiama vita. La conoscenza è vita, per cui l’insegnamento trasmette la vita. E dato che la vita può essere vissuta in tanti modi, qual è il mio modo? Che cosa mi ispira e che cosa ispiro negli altri? Quali emozioni trasmetto? A che cosa sto educando?
“La funzione del bambino è di vivere la sua vita, non la vita che i suoi genitori ansiosi pensano che dovrebbe vivere, o una vita secondo lo scopo dell’educatore che pensa di sapere il meglio per lui.” A.S. Neil
Se il mio intento è tirare fuori il meglio da me stesso, di riflesso tirerò fuori il meglio anche dagli altri. Se il mio intento è provare gioia nell’insegnamento, tutte le volte che mi accorgo di non provarla, cercherò di fermarmi per ritrovarla di nuovo. Così non solo sarò più efficace, ma starò anche bene mentre insegno.
Insegniamo le cose che hanno senso e che ci fanno stare bene, non le cose che devono essere insegnate per forza. Non è il dovere che garantisce un insegnamento/apprendimento di qualità. A scuola io ero guidata molto dal senso del dovere, per cui tutto ciò che mi davano da studiare lo studiavo e con ottimi voti. Spesso però mi chiedevo a cosa mi sarebbe servito, non ne capivo il senso. Ho ritrovato degli appunti di una materia del primo anno di università: fondamenti anatomo-fisiologici dell’attività psichica. Pagine e pagine di sbobinature fotocopiate. Sono stata curiosa di rileggere qualche riga e ho avuto la sensazione di non averla mai studiata quella materia. Eppure quell’esame l’ho fatto ed è andato anche molto bene, ma non ha lasciato in me alcuna traccia. Ne sto parlando perché mi è un pò dispiaciuto, era uno dei più grossi esami del primo anno di psicologia e ricordo l’impegno immane: eppure mi sento come se non l’avessi mai sostenuto! Non mi riferisco specificatamente a quella materia, che al tempo mi sembrava anche interessante, sono convinta che se ritrovassi gli appunti di altre materie avrei la stessa sensazione. Perché non mi è rimasto niente? Credo che abbia a che fare con la modalità con cui mi è stato trasmesso quell’insegnamento, più che con la materia stessa. Sono stata una studentessa che amava molto studiare, quindi ho comunque trovato il mio modo per appassionarmi alle cose, andandomi a cercare spesso fuori dalla scuola ciò che mi interessava. Attraverso questo processo ho compreso che cosa andava bene per me e quali fossero le mie aspirazioni.
Iniziamo a chiederci: “Come vorrei sentirmi a scuola, che forma vorrei darle? Come vorrei veramente la scuola dei miei sogni?”
Non possiamo più prendere per scontato ciò che esiste, continuando a reiterarlo, mentre dall’altra parte ce ne lamentiamo. Ciò che non sentiamo più in linea con noi stessi e con ciò che siamo diventati, significa che ha fatto il suo corso. Non vuol dire che non vada più bene in assoluto, solo che non va più bene per noi. Diventando sempre più autentici e trasparenti con noi stessi, favoriamo lo stesso processo negli altri. Più siamo chiari con noi e con ciò che vogliamo nella nostra vita, più ispiriamo gli altri a fare lo stesso. Ed un mondo in cui chiarezza, trasparenza, verità e amore costituiscono i pilastri che lo sostengono, è sicuramente un mondo luminoso in cui esistono opportunità per tutti, perché ognuno è libero di crearsi le proprie.
Possiamo veramente chiederci cosa vorremmo dall’educazione, perché così ognuno può cucirsi la propria come un abito su misura. Non possiamo più pensare che un’educazione standardizzata vada bene per tutti, magari per molti si, ma non per tutti. Se vogliamo favorire dei bambini con una mente aperta, in grado di creare e accogliere nuove idee ed insight, dobbiamo lasciare il tempo e lo spazio affinché ciò avvenga.
“La mente intuitiva è un dono sacro e la mente razionale è un servo fedele. Abbiamo creato una società che onora il servo e ha dimenticato il dono.” Albert Einstein
Qual è lo scopo più elevato dell’educazione? Com’è possibile offrire un’educazione innovativa e che tenga conto dei desideri di ognuno? Come può contribuire a ispirare bambini e ragazzi per un’esistenza felice e realizzata? Un invito a guardare con occhi completamente diversi l’educazione, a partire dal senso che ha. Perché è di questo che si tratta. Se crediamo che esista la possibilità di una vita felice, allora diamo fin da subito questa opportunità ai nostri figli, educhiamoli alla gioia e al successo, non prepariamoli a sopportare le frustrazioni della vita. Se il nostro focus è proteggerli dai dolori della vita, è proprio questa la strada che stiamo preparando per loro.
Siamo qui per provare gioia, immettere una serie di nozioni nella testa è secondario: se non conosciamo la gioia di vivere, a che serve? Se non siamo in grado di offrire un’educazione che esalta l’animo umano e le sue infinite sfumature, perdiamo il senso dell’educazione. Educazione di Luce non è un’educazione chiusa tra le quattro mura perché la vita è sempre e ovunque: non è più il tempo di dividere ciò che è educazione da ciò che non lo è. La vita è educazione e la vita è in ogni istante. Educazione di Luce è educazione alla vita: è la vita la più grande scuola.