Lezioni di vita dal caprone Arturo
Un giorno d’autunno è arrivato al nostro cancello un caprone che, nonostante fosse stato allontanato dalle persone che stavano lavorando nella proprietà, ha continuato a tornare per alcuni giorni. Alla fine, Olivier e io lo vedemmo e gli permettemmo di restare perché era molto amichevole. Inoltre sembrava smarrito e fin troppo magro. Olivier ha suggerito di legarlo a un albero, per evitare che devastasse il giardino. Non ci piace tenere gli animali in questo modo, così abbiamo iniziato a portarlo a spasso per la proprietà con una corda. Ci ha seguito come un cane e abbiamo imparato subito cosa gli piaceva: foglie d’uva, ghiande, verdure dell’orto (ce le ha finite tutte;-) e altro.
Michele gli ha dato il nome di Arturo e a tutti noi è piaciuto, perché ci sembrava molto appropriato al suo carattere.
Ad Arturo piaceva dare colpi con la testa, soprattutto ai maschi, anche se pure Catherine ne ha subito uno. Sono stata fortunata, ne ho presi solo un paio in tutto il tempo in cui è rimasto, quasi due mesi. Presto sono diventata la sua custode principale, quindi forse aveva un occhio di riguardo per me;-) Oliver ha subito segnalato la presenza di Arturo alle autorità, in modo da scoprire la sua provenienza. Poi è partito con Catherine per il Belgio e io mi sono occupata di Arturo con l’aiuto di Michele, una guardia zoofila che vive nel villaggio vicino. Nella zona del Chianti, in Toscana, non abbiamo veri e propri “vicini”, perché le case fuori dai villaggi sono piuttosto isolate ed è un’impresa raggiungerle.
Per Arturo è stato costruito velocemente un recinto, in modo che rimanesse all’albero solo per i primi giorni. Tuttavia, non mi sentivo bene a tenerlo nel recinto: era così felice quando andavo a liberarlo per portarlo a spasso che è stato sempre più difficile richiuderlo dopo: piangeva ogni volta che lo lasciavo.

Passarono le settimane e nessuno lo reclamava. Le autorità vennero perfino a vederlo ed io feci infinite telefonate a fattorie vicine e lontane. Trovammo diversi che ne avrebbero fatto bistecche, ma nessuno disposto a dargli una casa.
Olivier voleva tenerlo a Le Case, nel recinto. Io non ero d’accordo, anche se combattuta. Non mi piaceva l’idea di tenerlo qui da solo. Inoltre, io non vivrò qui in modo permanente e Catherine e Olivier ci vivono solo per alcuni mesi.
Arturo sarebbe stato tutto il giorno da solo in un recinto sperando di vedere Michele che veniva a dargli da mangiare da Radda in Chianti: non una gran vita per un caprone, pensai.
Certo, mi sarebbe piaciuto tenerlo fino a quando starò qui, ma non mi sembrava una scelta allineata al suo massimo bene.

Una sera, dopo aver chiuso Arturo nel recinto, dopo poco bussò alla mia porta. Rimasi senza parole e subito mi recai al suo recinto per controllare se avesse buttato giù la porta. Non l’aveva fatto. Il giardiniere che aveva costruito il recinto era lì e ha rimesso Arturo dentro per vedere come fosse uscito.
Dopo pochi istanti abbiamo assistito a un’esibizione circense: Arturo ha preso la rincorsa dalla parte più alta del campo e poi ha camminato sopra la rete, saltando da due metri d’altezza!
E’ stato impressionante e, segretamente, feci il tifo per Arturo;-)
Ma il giardiniere non ha gradito e ha legato Arturo dentro il recinto per evitare che scappasse di nuovo. Ancora peggio di prima! Avevo già avvertito Michele che Arturo era fuori dal recinto e poco dopo arrivò. Ho raccontato a Michele quello che era successo e che non ero d’accordo a tenere Arturo in quel modo. Michele ha iniziato a enunciare tutte le leggi violate tenendo l’animale in quello stato. Chiamammo Olivier spiegandogli tutto, concludendo che non c’era altra possibilità che lasciare Arturo libero nella proprietà. Mi sentii così felice e iniziò un nuovo rapporto con Arturo: la nostra relazione si rafforzava ogni giorno che passava.
Bussava alla mia porta e alla finestra più volte al giorno, soprattutto quando c’erano gli operai al lavoro fuori che lo sgridavano per le sue malefatte, mandandolo via. A parte qualche ramo di limone, che usava per grattarsi la testa e che poi sono stati messi al sicuro con il resto dei vasi, Arturo non ha danneggiato molto il giardino.

Ma ha fatto una cosa che al momento non rivelai a nessuno: ha camminato sulla copertura della piscina! L’ho visto da lontano e mi sono ghiacciata, non sapendo cosa fare se fosse caduto in acqua. Ha persino percorso il lato più lungo!
All’inizio camminava, ma appena si è reso conto di quello che stava facendo, ha iniziato a camminare molto più velocemente fino a correre. Una volta sulla terraferma, si è subito avvicinato a me per cercare rassicurazione, era piuttosto spaventato. Gli ho massaggiato la testa, sollevata dal fatto che il peggio era stato evitato. Settimane dopo ha camminato anche sul tetto della piscina e ho dovuto scacciarlo con l’aiuto dei giardinieri.
La vita a Le Case con Arturo libero era decisamente imprevedibile, a volte anche troppo!
Un fine settimana è venuta a trovarci mia sorella, che è una grande amante di capre, latte e formaggi caprini: la linea al completo insomma. Siamo andati nel bosco a cercare funghi. C’è un cancello che conduce al bosco e l’ho chiuso a chiave perché Arturo voleva seguirci. Il giorno prima l’avevamo portato per la prima volta nel bosco con la corda e lui è stato contento. Ma uscire dai sentieri battuti non sembrava adatto per Arturo (anche se io l’ avrei comunque portato;-). Gli uomini del gruppo hanno sentenziato di lasciare a casa Arturo per concentrarsi sulla caccia ai funghi e ci siamo incamminati. Pochi minuti dopo, Arturo era dietro di noi! Deve aver saltato la recinzione: ero così felice che si fosse unito a noi.
Era la prima volta che portavo Arturo nel bosco senza la corda, emozionante. Chiamai subito Michele, che stava raccogliendo le olive nella tenuta, ma non rispose. Arturo era con lui prima, quindi dovevo fargli sapere dove si trovava. Gli ho mandato un messaggio. (Michele non controlla molto il telefono, quindi più tardi mi ha detto che era stato a chiamare Arturo per un bel pò). Arturo ci ha seguiti come un cane e abbiamo vissuto insieme una fantastica avventura, anche se non era per niente interessato ai funghi.
Abbiamo anche incontrato Andrea, un fungaiolo che è rimasto colpito quando ha visto il bellissimo caprone e sperava di convincere la moglie ad adottarlo (alla fine non ha funzionato, ma un’opzione migliore aspettava Arturo…)
Tornati a casa, abbiamo preso una tisana con Arturo: amava molto stare in mezzo alla gente.

Da quel giorno, ho iniziato a chiedere ad Arturo di unirsi a me nelle mie passeggiate nel bosco e lui non ne ha saltata una. Andavamo alla splendida quercia centenaria, chiamato il Quercione, accanto a La Casaccia, a 30 minuti da Le Case di Livernano. È diventato il nostro percorso preferito, dato che la Casaccia ospita dei meravigliosi alberi di castagno. Raccogliere – e mangiare le castagne sul posto per Arturo – è diventata un’attività ricorrente. Arturo mangiava le castagne alla velocità della luce e io dovevo essere svelta a raccoglierle per lui. In qualche modo riusciva a prenderle anche da solo, però mi dispiaceva che si pungesse la bocca con il riccio delle castagne. Inoltre, nutrire un animale per me è un rito sacro, lo adoro.
Mi mancava dare da mangiare ai miei amati animali che sono già transitati nel Non-Fisico e desideravo segretamente prendere in affidamento un animale.
Non mi aspettavo di prendere in custodia un caprone, anche se la famiglia può presentarsi in forme diverse ed inaspettate. Sentivo Arturo come parte della mia famiglia animale e lui si sentiva al sicuro con me. Di notte, se non lo vedevo accanto alla mia porta e chiamavo “Arturo”, lui rispondeva “Beee” da qualsiasi posto fosse a dormire. La prima volta che lo fece fu commovente…
Un giorno, durante una spedizione di castagne a Livernano – la prima e ultima volta che ho portato Arturo su un sentiero diverso – mentre raccoglievo le castagne, lui se ne andò. Ero contenta che si sentisse abbastanza sicuro da esplorare il bosco da solo, quindi non mi sono voluta preoccupare: io stessa sono un’appassionata esploratrice e incoraggio sempre gli altri a fare ciò che sentono.
Presto il bosco si sarebbe fatto buio e io volevo tornare a casa: ho chiamato Arturo per dieci minuti senza che rispondesse. Mi sono seduta su una roccia pensando alle opzioni… Non ero sicura che si ricordasse la strada di casa, dato che era un percorso nuovo e mi sono detta: “Accidenti, Helen, ti prendi sempre troppi rischi in nome della libertà!”.
Subito dopo, Arturo è apparso in cima alla collina e appena mi ha vista mi è corso incontro. Gli ho accarezzato la testa mantenendo il contatto per qualche minuto: si è sentito sollevato per avermi ritrovata ed io pure.
Quella fu la prima volta di una serie di smarrimenti e ritrovamenti.

A novembre è iniziata la stagione delle piogge e abbiamo dovuto spostare la paglia che Michele aveva messo nel recinto di Arturo come giaciglio, visto che non ci è mai più tornato, nonostante avesse ancora del cibo lì.
Arturo è un vero amante della libertà: non la baratta per un po’ di cibo!
La sua casa è stata ricreata nel portico accanto a casa mia, dato che si appostava spesso lì: era un pò come avere un cane da guardia. Quando iniziò a piovere, Arturo scomparve. Non l’ho visto per mezza giornata e ho pensato che non gli piacesse la pioggia. Ho aperto la finestra in alto che collega la sala al portico per controllare dove fosse. Era in un angolo e non si è mosso da lì, nemmeno quando gli ho lanciato le castagne. Sono cadute troppo lontane, sotto la pioggia. Sei così coraggioso e hai paura delle gocce di pioggia, Arturo:-) Così sono passata dalla finestra per fargli mangiare le castagne dalle mie mani: così divertente!
Un’altra volta alla Casaccia è scomparso di nuovo, l’ho chiamato molto e poi sono tornata a casa. Quando ero quasi a Le case di Livernano è arrivato da dietro, trafelato e ha cercato il suo solito massaggio alla testa. Era così tenero che mentre scendevo non riusciva a staccarsi da me. Un altro giorno successe la stessa cosa e scoprii poi che era già a casa, mentre io ancora lo chiamavo nel bosco.
Ha imparato il percorso molto bene…

Una mattina non lo vidi e mi chiesi dove fosse. Tutti i giorni – appena aprivo le imposte – mi dava il buongiorno dalla terrazza dietro la porta della cucina – stava lì in alto come fosse un re, Re Artù lo chiamavo a volte – e io lo salutavo con massaggi alla testa e castagne a colazione. Di notte, quando chiudevo le imposte, spesso era ancora lì. Quel giorno non c’era. Avevo una mattinata molto impegnata e non avevo il tempo di cercarlo. Nel pomeriggio salii sulla collina sperando di trovarlo. Alla Casaccia c’era Giuliano che raccoglieva le olive e mi chiese sorridendo: “Hai perso il caprone?”.
“Sì, è qui?”
Arturo era lì dalle 9 del mattino e si è unito a un gruppo di raccoglitori di olive: gli piaceva decisamente la compagnia! Non ero stata quasi per niente con lui durante quel fine settimana. Lorenzo non ha voluto avere a che fare con Arturo e abbiamo trascorso il fine settimana fuori. Il lunedì mattina Arturo è andato a cercare compagnia altrove.
Ho scoperto che Arturo è un animale molto curioso, sensibile e intelligente. Una volta ho avuto un insolito mal di schiena che mi ha quasi impedito di camminare. Riuscii comunque ad andare fuori per dare da mangiare ad Arturo e gli parlai, facendogli capire come mi sentivo. Non mi ha chiesto il suo massaggio quotidiano alla testa, con pressione sulle mani: ha intuito che non stavo bene ed è stato molto rispettoso e gentile.

Michele trovò una persona che voleva adottare Arturo in una fattoria a Buonconvento, a sud di Siena, e ne fummo tutti contenti, anche se cominciai a contare il tempo che ci restava da trascorrere insieme… La procedura di adozione doveva prima essere completata e prevedeva anche il prelievo di un campione di sangue di Arturo (che avvenne con l’aiuto di tre di noi) con la possibilità che, se fosse risultato malato, dovesse essere soppresso dalle autorità sanitarie. Non ho dormito molto in quelle notti, finché non è arrivata la buona notizia: Arturo era sano e pronto a trasferirsi con altre capre.
Da quando è arrivato Arturo, ho passato diverse notti insonni: all’inizio avevo paura che i lupi entrassero nel recinto per mangiare Arturo (è successo a molti in zona) e quando era libero di andare nel bosco, cosa sarebbe successo se avesse incontrato i cacciatori?
Arturo non solo non aveva le mie paure – per fortuna – ma riusciva a percepire le cose e ad agire di conseguenza. Non lasciava mai la proprietà durante i fine settimana, quando i cacciatori erano in giro: molto intelligente. Arturo mi ha ispirata ad allinearmi, fidandomi del processo della vita…
Michele mi informò che stava per noleggiare un furgone per trasportare Arturo: tutti i documenti e le autorizzazioni – direttamente dal sindaco di Radda in Chianti, visto che Arturo risultava essere un caprone girovago – erano a posto e lui era pronto per partire.
Cominciai a dedicare tutto il mio tempo libero ad Arturo: le castagne erano ancora abbondanti alla Casaccia e non ho mai mangiato più castagne come nell’autunno del 2022: scommetto che per Arturo è stato lo stesso!
Un giorno, durante la nostra attività preferita, Arturo partì per uno dei suoi tour in solitaria. Vidi Giuliano in lontananza e mi avvicinai per informarlo dell’epilogo di Arturo. Fu molto felice di saperlo e poi ci salutammo. Arturo non era ancora tornato, anche se ero sicura di trovarlo a casa, come era già successo. Questa volta no. L’ho aspettato, ma era già il crepuscolo e tornai nel bosco.
Niente. Chiamai Giuliano, ma non aveva visto Arturo. Il mattino dopo informai Michele e Olivier che, per la prima volta, Arturo non aveva dormito a Le Case. Io dormii a malapena, con l’immagine di lui che affrontava lupi e cacciatori. Lorenzo mi rassicurò che sarebbe tornato presto. Il giorno seguente andai a cercarlo, ma trovai solo funghi e altre castagne, che conservai per il suo ritorno. Era il fine settimana e Michele aveva prenotato il furgone per lunedì: dovette disdire e informare la fattoria di Buonconvento.
Ho pregato per Arturo sotto i maestosi castagni intorno alla quercia centenaria. Volevo solo che fosse sano e salvo, anche se non fosse tornato.
I tre moschettieri – Michele, Helen e Olivier – che si erano presi cura del caprone smarrito, trovandogli anche una nuova e promettente casa, non potevano credere che fosse finita in questo modo. Tutti noi gli volevamo così bene che non potevamo credere che questa storia si concludesse con tanta amarezza.

Lorenzo volle distrarmi e mi propose di fare un giro al mare domenica: era una giornata così soleggiata che era difficile dire di no. Siamo andati, sperando che l’acqua mi aiutasse a sentirmi meglio: erano già passati tre giorni dalla scomparsa di Arturo.
Il numero tre è considerato un simbolo divino e in effetti ha operato la sua magia. Stavo mangiando in un ristorante sul mare quando ricevetti la telefonata di Michele. “L’hai trovato?” Gli chiesi subito, senza nemmeno salutarlo. “Sì”. Che sollievo immenso! “Dov’è?”
Quella mattina Michele andò a cercare Arturo in auto e lo trovò al Palagio, un borgo sull’altro versante della montagna, sano e salvo. Anzi, stava più che bene, ha saltato (di nuovo) un recinto di due metri per raggiungere una capra, Donatella! Che Dio benedica Arturo e Donatella;-)))
Ho ringraziato molto Michele e gli ho detto che lunedì pomeriggio sarei andata a piedi a riprendere Arturo. Lui mi ha mandato il contatto della persona che tiene le capre a Palagio. Mi sentivo così felice e ho sorriso tutto il tempo durante la passeggiata lungo la spiaggia quel pomeriggio.
Tornando a casa ho chiamato Maurizio: mi ha detto che Arturo stava sempre dietro a Donatella. L’aveva già intravisto la notte in cui lo persi, ma in un’altra fattoria e non ci fece caso. Così Arturo quella notte ha dormito nel bosco (sorvegliato dagli angeli) e la mattina seguente è apparso nel suo pollaio con Donatella, conigli, oche, galline e altro. Maurizio non era affatto infastidito dalla presenza di Arturo e disse che poteva rimanere lì per qualche giorno.
Arturo ha fatto di nuovo la sua magia: ha attirato la persona ideale che l’ha accolto al meglio. Arturo ha davvero capito come vivere la vita, ho pensato!
Maurizio ha dovuto quasi trattenere le risate quando ho detto che potevo venire a piedi a prendere Arturo il giorno dopo. Mi ha detto che avrebbe potuto seguirmi se avessi avuto una corda, ma di sicuro sarebbe tornato da Donatella: era innamorato! Non ci avevo pensato:-) Mi suggerì di tenere le capre insieme e di venire a prendere Arturo con il furgone direttamente lì. Ho trovato esilarante il fatto che Arturo – nonostante i miei incubi con lupi affamati e orribili cacciatori – si fosse ritrovato con una bellissima capra nera di tre anni!
Maurizio iniziò con dodici capre: purtroppo undici furono mangiate dai lupi e Donatella era l’unica rimasta. Così, per evitarlo, l’avrebbe uccisa prima di Natale. Gridai “Nooo!” Mi uscì prima che potessi razionalizzare cosa stessi dicendo. Mi chiese se la volevo. Dissi che sì, avevamo fatto costruire il recinto per Arturo, ma che lo stavamo dando via e che non potevo adottare un’altra capra e tenerla da sola… Mi si accese una lampadina: “Dovrei chiedere all’azienda agricola di Buonconvento se possono prendere anche Donatella!”. Maurizio era d’accordo e io chiamai subito Michele per informarlo.
“Michele stiamo per salvare due capre invece di una!”. Naturalmente, lui accettò immediatamente.
Lunedì Michele mi chiamò per darmi il verdetto: “Prende capre e cavoli”. Questo modo di dire non poteva essere più azzeccato;-)
Ero al settimo cielo, con Michele iniziammo a ridere a crepapelle!!!
Questo lieto fine ha superato anche la mia migliore immaginazione.

Michele cercò di noleggiare un nuovo furgone ma c’era sempre qualcosa di mezzo, così i giorni passavano ed io non potevo più resistere a visitare Arturo e Donatella. Chiamai Manuela, la vicina di casa di Maurizio, che mi aveva detto che quel giorno non era in casa. Le ho detto del mio desiderio di venire e lei è stata disponibile, anche se un po’ preoccupata perché sarei passata da sola nel bosco.
Ricordo quanto mi sentissi più sicura quando camminavo tra i monti con i miei amati cani. Quando hanno attraversato il ponte dell’arcobaleno, all’inizio ho avuto delle resistenze a camminare da sola, poi ho iniziato a sentire la loro presenza e, in fondo, son sempre stata un’avventuriera. Quindi non potevo tirarmi indietro di fronte a una passeggiata di un’ora e mezza tra le montagne da sola, che è diventata la norma negli ultimi anni. Partii subito dopo pranzo e lungo la strada raccolsi altre castagne per Arturo. Maurizio mi accolse davanti casa sua – era appena rincasato – e mi mostrò i due innamorati. In effetti, erano completamente innamorati! Tanto che Arturo mi salutò a fatica quando entrai nel recinto. Era l’ombra di Donatella.
Dopo un po’ si avvicinò e gli allungai i suoi dolcetti preferiti. Manuela poi ci invitò per un’elegante ora del tè e, grazie ad Arturo, ho avuto modo di conoscere i nostri nuovi, fantastici vicini.
Dopodiché siamo tornati a salutare i fidanzati e ho scherzato sul fatto che presto andranno in viaggio di nozze a Buonconvento!
Stavo per andarmene quando Arturo si è avvicinato come ai vecchi tempi, chiedendo un massaggio alla testa. Gli ho detto che ero così felice per ciò che aveva appena co-creato. Maurizio mi ha riaccompagnata in auto, così ho evitato il bosco al crepuscolo.
La settimana in cui Arturo e Donatella erano in pre-luna di miele al Palagio fu piuttosto movimentata perché non c’era un furgone disponibile per il loro trasporto. Chiamai anche i vari vicini, ma niente. Giovedì mattina, primo Dicembre, Michele ricevette la conferma per il pomeriggio e andammo insieme al Palagio a prendere Arturo & Donatella, con il furgone già quasi pieno tra cibo di Arturo ed il suo blocco di sale. In un’ora di viaggio arrivammo a destinazione, ma era già buio e purtroppo non ho buone foto da mostrare.
Domenico ci aspettava e ho iniziato subito a fargli domande per assicurarmi che fosse un vero amante degli animali. Essendo una persona trovata grazie alle conoscenze di Michele, non avevo dubbi, è che mi sentivo come una madre che accompagna i figli a scuola il primo giorno e parla con la maestra per scaricare l’ansia.
Michele tirò giù le capre con un certo sforzo: Arturo per primo, così ne approfittai per dargli le ultime castagne che avevo con me per l’occasione, come dolce saluto. Nel frattempo, Donatella scese e aprimmo il cancello della loro nuova casa: 17 capre le stavano aspettando, tutte femmine, tranne uno. Ho sentito la tristezza della separazione fisica e allo stesso tempo il sollievo per il lieto fine di una storia così epica.

Arturo ha scelto il posto più amorevole da chiamare casa – Le case di Livernano – dove ha trovato il cibo, l’amore e la libertà che cercava. Appena arrivato sembrava felice di essere legato a un albero, ma ha presto iniziato la scalata verso la libertà. Un giorno si alzò sulle zampe per spaventarmi (e in effetti ci riuscì) quando stavo per richiuderlo nel suo recinto. Ho capito il significato di quel gesto e l’ho onorato: al suo posto avrei fatto lo stesso. Quella notte è stata la sua prima da animale libero a Le Case ed il nostro rapporto si è approfondito molto di più, perché era come se fossimo sullo stesso piano.
Anche se era una capra felice qua, non ha solo co-creato questo rifugio paradisiaco, ha anche salvato Donatella portandosela con sè. Quando l’ho perso nel bosco, mi sono chiesta se si fosse davvero perso. Non credo, conosceva molto bene il sentiero. Credo che abbia percepito qualcosa – quella che io chiamo ispirazione, che per un animale potrebbe essere un istinto – e abbia agito di conseguenza. All’inizio non sapeva che Donatella lo stava “chiamando”, ha solo sentito l’istinto di andare ed è partito.
Trovo che questo sia l’essenza stessa della vita: ti fidi di ciò che senti e rispondi a quella sensazione anche se non sai dove ti porterà, o preferisci rimanere nel tuo paradiso sicuro che, in questo caso, può diventare un recinto che ti impedisce di esplorare il tuo potenziale più alto?
Arturo ha risposto a questa chiamata e ha corso il rischio: ha affrontato rischi mortali come lupi e cacciatori. Era allineato e ha agito d’istinto in modo impeccabile. Sì, forse era spaventato la notte che ha trascorso da solo nella foresta prima di approdare al Palagio, come probabilmente era impaurito quando è entrato per la prima volta dal nostro cancello: “Mi sfameranno e mi terranno?” Si sarà chiesto.
In fondo sapeva di dover navigare in territori inesplorati per vivere qualcosa di diverso da ciò che aveva vissuto prima. E se Arturo era arrivato qui, voleva sicuramente qualcosa di più per la sua vita.
La vita ci chiama in molti modi: noi rispondiamo alla sua chiamata?
La vita ci chiama a sperimentare, essere e amare di più. Abbiamo un potenziale illimitato che può essere limitato solo da noi stessi. Arturo mi ha insegnato a fidarmi della vita e a vederla come generosa, abbondante e in perenne espansione. Già lo sapevo, anche se Arturo me lo ha ricordato tramite il suo magnifico esempio.
“Apprezzare dove si è e chiedere di più”.
Arturo è stato felice qui con me a Le Case, ma di sicuro sarà ancora più felice con altre capre (gli è già stato addirittura chiesto dai suoi nuovi vicini di Buonconvento di accoppiarsi alle loro capre, visto che lo trovano un caprone meraviglioso:-)
Tutte le capre dell’allevamento di Buonconvento sono gravide dell’unico maschio che già c’era, tranne Donatella che sta per entrare in calore e si accoppierà con Arturo.
Cos’altro potrebbe accadere ad Arturo?
Arturo è un grande avventuriero della vita e sa esattamente cosa vuole e come permetterlo nella sua esperienza.
Ti auguro di avere la stessa chiarezza, allineamento e connessione per vivere un 2023 indimenticabile e oltre, attingendo alla saggezza della tua ispirazione ed agendo di conseguenza, come Arturo ha insegnato a tutti noi.
